Ittiturismo da Abate. Ma il lago di Como è anche storia e tradizione, è accoglienza e buona cucina.
Per una volta è necessario abbandonare la riva più conosciuta e famosa. Quella del versante che da Cernobbio arriva fino alle meravigliose ville di Tremezzo. Per immergersi nella caratteristica sponda che porta a Bellagio e fermarsi in uno dei suoi paesini a gustare un autentico pranzo lariano.
Noi abbiamo scelto il ristorante più rinomato di tutti, l’Ittiturismo da Abate a Lezzeno, e devo ammettere che è stato pienamente all’altezza delle nostre aspettative.
Dovete sapere che il pesce caratteristico del nostro lago è il lavarello. Dalla livrea argentea e la carne morbida e delicata che si adatta a diversi tipi di cotture e, anche da Abate, questo pesce la fa da padrone indiscusso.
Ma passiamo ai piatti
Abbiamo voluto fare una vera e propria degustazione delle ricchezze del lago partendo con crostini con burro e sarde di lago, molto saporite e simili alle loro parenti che vivono in mare, e filetti di trota salmonata affumicata, una sorta di sashimi (passatemi il termine) nostrano.
L’antipasto misto era un tripudio di sapori: filetti al forno con salsa verde, pesce in carpione (se lo provate, diventerà la vostra nuova droga), paté di lavarello (ve l’ho detto che lo preparano in mille modi diversi), polentina di missoltini che più lariano di così si muore e cannolicchi di pasta sfoglia con filetti di pesce.
E come primo piatto? Paccheri “del tremat” con, ovviamente, filetto di lavarello, pomodorini, noci e olive taggiasche, un piatto fresco che ricorda molto una ricetta che si potrebbe tranquillamente mangiare sulle nostre spiagge sostituendo il lavarello con il pesce spada.
Il re del lago di Como è stato anche il protagonista del mio secondo piatto. Nella sua versione più semplice ma, a mio avviso, più deliziosa. Cotto alla griglia e servito con delle cipolle rosse di Tropea caramellate.
I piatti sono stati accompagnati da un ottimo vino bianco molto fresco ed estivo, Incrocio Manzoni, anch’esso lombardo proveniente da Pontida dall’azienda agricola Tosca.
Non potevamo che terminare con un’altra chicca che, nemmeno io e mio marito da comaschi doc, conoscevamo: la torta “miascia” originaria di Bellagio e fatta con i cosiddetti avanzi del giorno prima ovvero pane raffermo, farina gialla, mele, pere e noci e accompagnata da gelato al fior di latte; una vera e propria delizia!
Il fine pasto migliore arrivava invece dalla Valtellina, il sorbetto al Braulio scomposto che aiuta a digerire qualsiasi pietanza.
Voto della giornata? 10 e lode, per il paesaggio, per il cibo e anche per le persone simpatiche che abbiamo conosciuto (in ringraziamento speciale a Monica).
Una gita domenicale con i fiocchi!
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